Credevo di aver visto e vissuto un po' di tutto grazie alle mie numerose frequentazioni delle gare trail in giro per l'Italia, ma non avevo ancora provato la sensazione di salire per 150 mt di dislivello su un cumulo di lava che frana ad ogni passo. Il dislivello di 1.000 mt da percorrere in circa 7 km sicuramente presentava la gara come molto impegnativa. Ma, malgrado la descrizione di Aldo Siragusa durante il briefing prima della partenza, credo nessuno potesse immaginarsi cosa avremmo dovuto affrontare al 9° km. Dopo un'interminabile ascesa lungo il costone della Valle del Bove che ci lascia letteralmente a bocca aperta, arriviamo al primo punto di ristoro dove un vento molto freddo ed una fitta nebbia ci ricordano che siamo a quota 2.650 s.l.m. Comincia a far freddo ed il sudore comincia ad accentuare l'effetto sulla pelle e, più si sale, più si comincia a scorgere una strana formazione lavica, come due gobbe di cammello con un varco al centro sul quale cominciamo a scorgere la fila di atleti che arrivano alla sommità prima di attaccare la discesa. Capisco adesso che siamo in prossimità della Schiena dell'Asino: trattasi di un tratto nel quale la pendenza risulta tanto accentuata da costringerci a salire con l'aiuto delle mani. Ogni volta che percorri due passi, frani giù per uno. E' una situazione surreale vedere tutte queste persone che, come formiche, scalano questa collina lavica barcollando e scivolando ad ogni passo. Il vento comincia ad aumentare e il freddo è un problema, la vetta comincia ad avvicinarsi e le gambe sono sempre più affaticate. La nebbia non permette di godere il panorama che un posto così offre ma, dopo l'ultimo tratto di salita, finalmente si scorge il punto di inizio della discesa. Siamo in cima ad un cratere a quota 2.810 s.l.m. del quale percorriamo tutta la cresta e, dopo una piccola sosta per svuotare le scarpe dalla sabbia lavica, comincia la discesa. Adesso comincia il divertimento: posso lasciarmi andare e scendere come uno sciatore. Basta portare il peso del corpo a monte e lasciar fare alla forza di gravità. Il tratto di sabbia continua per qualche km con una pendenza inferiore e permette di far riposare le gambe affaticate dal tratto precedente.
Adesso la temperatura è salita e, dopo un tratto in cui comincia a comparire la vegetazione, entriamo nel bosco e ci colleghiamo al sentiero che percorreremo nella seconda parte della gara. Il resto del percorso risulta abbastanza regolare, ricco di vegetazione e con un fondo poco impegnativo.
Mi sento in dovere di citare il gesto davvero sportivo di Adolfo Sgammeglia il quale, essendosi accorto che ad un bivio mancava l'indicazione con la tradizionale fettuccia rossa, ha rinunciato alla sua gara e si è fermato sul posto per indicare la strada agli atleti dietro di lui. Credo che lo sport, quello vero, sia anche fatto di gesti come questo: tanto di cappello!!
Finalmente dopo 27 km l'ultima vera salita che ci porta al tratto di strada asfaltata di 1,5 km verso l'arrivo. Incontro la famiglia e percorro l'ultimo km in compagnia del nipotino Daniele che gusta insieme a me la gioia del traguardo. Sono trascorse 5 ore e 59 minuti ed anche questa è archiviata.