Che sarebbe stata un’avventura lo si capiva già dando un’occhiata al paesaggio ed alle condizioni meteo dei giorni scorsi. Ma, già dopo i primi due chilometri, il fango cominciava a far da padrone. Lo scioglimento dell’abbondante neve caduta nei giorni precedenti ha creato un’infinità di zone paludose. Si abbandona la strada dell’antica ferrovia e si sale per qualche centinaio di metri in mezzo al bosco. Poi si riprende la strada bianca e si attraversa una galleria, lo scorso anno piena di mucche in cerca di riparo dal caldo estivo, ma oggi invece completamente libera. Finalmente si arriva al primo punto di ristoro e si gira subito a sinistra cominciando la salita verso il passaggio forse più bello del percorso. Dopo un paio di chilometri infatti si percorre un tratto in quota dove la neve non è ancora completamente sciolta ed il pantano rende il nostro incedere più precario e rischioso. Il panorama vale veramente tutta la fatica e, ben presto, comincia una discesa molto tecnica in un vero e proprio fiume di fango. Stare in piedi risulta difficile, comunque mi lancio e riesco a percorrerla ad un buon ritmo cadendo una sola volta e scivolando di schiena per circa dieci metri. Si arriva ben presto al Gorgo Lungo, un laghetto naturale ancora parzialmente ghiacciato ma che nei mesi caldi è brulicante di vita, si gira subito a sinistra e si scende in picchiata verso il terzo punto di ristoro passando per lo splendido scenario offerto dal “Gorgo del Drago” e la “Peschiera del Re”. Si ricomincia quindi a salire nel bosco ed il fango aumenta sempre più. Uno di questi pantani rischia di inghiottire una delle mie scarpe. Resto con le calze in mezzo al fango. Riesco ad estrarla e metterla nuovamente al piede, comincia a pesare tanto e mi reca parecchio fastidio. Si arriva al “Pulpito del Re”, che è un trono scavato nella pietra in cui il re Ferdinando di Borbone si appostava per cacciare la selvaggina. Il sentiero continua fino ad intercettare nuovamente la strada bianca che percorriamo per circa 3,5 chilometri. Arrivati in prossimità di un fattoria abbandoniamo nuovamente la trazzera per cominciare la discesa finale che ci riporterà al punto di partenza. Navighiamo ancora nel fango abbondante, ma ormai non ci faccio più caso anche se le scarpe pesano tantissimo. Percorso il tratto nel bosco, si presenta l’ultimo pezzo di strada asfaltata. La scalinata ci porta nel grande prato dominato dal Real Casino di Caccia di Ficuzza. Sono veramente soddisfatto. Adesso vado incontro a Stefania che, anche se un po' attardata, si appresta a terminare questa impresa. Penso che anche lei sia soddisfatta quanto me e sono sicuro che sempre più spesso si unirà a questo mondo di pazzi ma felici.
Mappa del percorso
Altimetria
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