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Sosta al 17° km per lo svuotamento delle scarpe piene di sabbia lavica |
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Arrivo dopo 30 km a Piano Provenzana con Martina e Chiara |
L’Etna, con il suo caldo abbraccio, accoglie la carovana del trail in occasione dell’Etnatrail: la sesta prova del circuito Ecotrail Sicilia che, per 30 lunghissimi chilometri, ha messo a dura prova la resistenza dei circa 200 atleti impegnati fra gara competitiva e walktrail. Dico caldo abbraccio perché la temperatura, già dal mattino, lascia presagire la difficoltà maggiore da superare. Si parte alle 8,30 da Piano Provenzana a quota 1.800 circa per procedere in piano e leggera discesa per i primi 5 – 6 Km. Il percorso risulta molto gradevole e, per molti tratti, in mezzo al bosco. Lo affronto molto tranquillamente, mi sento bene e fra me e me dico: oggi forse sarà una giornata in cui riuscirò a togliermi qualche soddisfazione. Al 7° km comincia la salita verso la valle del Bove a quota 2.200 e salgo bene: le gambe ci sono e la condizione generale sembra buona. Ma, durante uno dei tratti in discesa fra un cratere e l’altro lungo la strada, una rovinosa caduta stempera immediatamente il mio ottimismo. Il piede sbatte violentemente contro una pietra e mi fa perdere l’equilibrio. Cado rovinosamente e, oltre a procurarmi abrasioni e lividi in gran parte del corpo, urto violentemente la parte destra della gabbia toracica contro una pietra. Continuo ad andare ma, ad ogni passo, sento un dolore al petto ed una grossa difficoltà a respirare profondamente. Mi rendo conto che siamo ancora all’inizio della gara ma non voglio assolutamente prendere in considerazione l’idea del ritiro. Stringo i denti e continuo a salire. Raggiungo la fine della prima salita con una splendida vista: sulla sinistra la maestosa valle del Bove che mette quasi timore vista la quantità di lava depositata e l’enormità della superficie, sulla destra il mare Ionio. Difficile non soffermarsi ad ammirare tutto ciò. Ma adesso c’è da percorrere tutta la cresta: si sale e scende varie volte per circa 1,5 km per poi cominciare la lenta discesa alla volta del passaggio a Piano Provenzana. In salita cammino quasi normalmente ma, quando il respiro si fa affannoso, il dolore mi impone di fermarmi. In discesa patisco particolarmente ad ogni salto e, se voglio arrivare al traguardo, non devo esagerare. La cosa più saggia è usare molta cautela e decido affrontare la discesa di conseguenza. Arrivato al passaggio a Piano Provenzana incontro Stefania e le bambine, mi siedo un poco con loro anche per svuotare le scarpe dalla grande quantità di lava accumulata lungo il percorso. Adesso circa 3 km di discesa e poi la seconda e più dura salita alle bocche dell’eruzione del 2002 raggiungendo quota 2.420 mt. In discesa non riesco proprio a correre e così mi preparo ad affrontare i 7 km circa di ascensione. Comincio con un passo più lento di prima per evitare di trovarmi in particolare affanno e la tattica funziona. Tengo infatti un passo regolare e mi pongo un unico obiettivo: arrivare al cancello del 24 km prima delle 5 ore e 30 (tempo massimo oltre il quale la mia gara sarebbe stata interrotta). Nonostante il caldo soffocante anche a quote superiori ai 2000 mt, riesco a godere dello splendido panorama offerto dai crateri e dell’emozione di passare in uno strettissimo sentiero lungo il bordo fra enormi cavità nella montagna di lava. Per un momento dimentico il mio obiettivo ma, la vista del punto di ristoro, mi ricorda che ci sono riuscito. Riesco a transitare al km 24 in circa 5 ore e 14 e così posso continuare fino al traguardo. Adesso subentra la stanchezza. I successivi 2 km lungo una strada in salita sono molto duri, il sole sempre più forte ed anche le gambe adesso sono arrivate al capolinea. Arrivo al punto di ristoro in cima a 2.420 mt, mando giù un bicchiere di the, un paio di bicchieri d’acqua e parto per la discesa. Trovo una gradita sorpresa: la sabbia lavica rende particolarmente morbida l’andatura, posso lasciarmi andare senza subire forti contraccolpi e così posso correre. Finalmente vedo nuovamente Piano Provenzana e sento la voce di Aldo Siragusa: concludo in 6 ore e 44 circa e taglio il traguardo tenendo per mano Martina e Chiara. Sono veramente contento soprattutto per la mia tenuta psicologica: posso affermare che la testa ha prevalso sulle gambe. Adesso ho solo voglia di riposarmi e, fra l’altro, dai sintomi credo proprio che l’urto della caduta mi abbia provocato un’incrinatura ad una costola. Dopo l’arrivo vado dritto verso l’ambulanza per farmi medicare le ferite e poi a fare una meritata doccia per rimuovere il colore nero assunto dal mio corpo. Sembrerà strano ma, nonostante quanto accaduto, questa gara mi ha soddisfatto molto e sicuramente sarà una di quelle che ricorderò più a lungo.
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