Dai laghi Pinter (olio su tela 30x90) di Stefania Paglialunga

dai laghi Pinter (olio su tela 30x90)

venerdì 23 marzo 2012

Maratona di Roma - 18 marzo 2012. La mia prima volta... sull'asfalto

Il mio passaggio da San Pietro
Adesso sono pronto per partire
Prima o poi doveva accadere, dovevo provare la lunga distanza sulla strada. E quale migliore occasione della Maratona di Roma, una fra le più affascinanti e dure nel panorama mondiale. La lunga preparazione è andata abbastanza bene, anche se il freddo e le piogge invernali hanno reso tutto alquanto pesante. Ma la voglia di fare una bella prestazione ha reso quasi insignificanti questi fattori e mi ha permesso di arrivare al giorno della gara con una discreta preparazione ed una buona condizione fisica. Come sempre con la mia famiglia al seguito approfittiamo per visitare alcuni dei monumenti della splendida città e trascorriamo il giorno precedente facendo i turisti. Il momento della partenza è forse stato il più emozionante della mia esperienza. Trovarsi in mezzo a 16.000 persone in attesa dello sparo che avrebbe dato inizio alla competizione è un'esperienza veramente unica che ti permette di renderti conto di quanto possa essere coinvolgente e gratificante la pratica dello sport e quanto, solo in un  momento, possano venire ripagati mesi di sacrifici per prepararsi adeguatamente. Non nascondo che una lacrimuccia per qualche istante ha solcato il mio volto prima di essere trascinato via dalla marea di persone che cominciavano a correre. Dopo i primi 5 km all'andatura di 5'29'' in mezzo alla folla che ti premeva da ogni lato, stabilizzo l'andatura intorno ai 5'00''. Le gambe sono toniche e il passo è regolare. Mi sento bene e passo ai 21,097 Km in 1:47 circa. I palloncini azzurri dei "pacers" delle 3 ore e 30 sono circa 200 mt davanti a me e non faccio alcuna fatica a lasciare inalterata tale distanza. Arrivo al km 23 ancora abbastanza tranquillo quando, all'improvviso in un tratto in piano, sento qualcosa nella parte laterale esterna del ginocchio destro. Un indolenzimento che, dapprima sotto forma di fastidio, dopo qualche km si trasforma in dolore più consistente. Al km 26 sono costretto a fermarmi, dapprima per alcuni secondi e successivamente con cadenza ricorrente. La sensazione è quella di avere una lama piantata nel ginocchio che ad ogni passo si pianta sempre più. Riesco ad arrivare al km 31 fra una sosta e l'altra. Vedo sfilare davanti a me i palloncini delle 3 ore e 45 e non riesco a seguirli. In prossimità del lungo Tevere incontro mio fratello Marco che, reduce da una fastidiosa affezione e relativa cura di antibiotici, anche lui si è fermato e, come mi comunica, medita il ritiro. Comunque non mi rassegno; sono venuto a Roma per terminare la Maratona. Quando affronti una gara come questa, qualcosa scatta nella tua testa, qualcosa ti permette di superare la sofferenza e ti spinge a fare un passo in più del precedente. E' un vero peccato, mi sento ancora abbastanza carico, non sono assolutamente stanco, potrei tranquillamente continuare il ritmo dei km precedenti, ma il ginocchio destro non regge più bene il corpo e, ad ogni passo, provo la sensazione di cadere per terra. Affronto con grande dolore i tratti in leggera discesa e poi comincia il tratto con i famigerati "sanpietrini". Il ritmo si trasforma in circa 7'00'' a km. L'incitamento della gente al passaggio da Piazza Navona, Piazza del Popolo e dalla via del Babuino mi porta a non rallentare ulteriormente. Vengo superato anche dai palloncini dell 4 ore e non riesco a mantenere il ritmo. Ma il dolore mi ha davvero stancato tanto. A Piazza di Spagna incontro Stefania e le bambine che gridano forte per incoraggiarmi. Sento uno stimolo in più per finire la gara; mi fermo qualche secondo per fare alcune foto con loro e approfitto anche per far diminuire il dolore. Riparto per gli ultimi 4 km con l'unico obiettivo di arrivare. Il ritmo scende ancora: 8'00'' nel km 41 e 9'00'' nel km 42. Adesso sono in prossimità del Colosseo, solo una salita di 100 mt ed una discesa di 200 mt mi separano dall'arrivo. Riesco a correre in salita ma mi pianto completamente in discesa. Mancano solo pochi metri ma non riesco più a stare in piedi; il momento che avevo sognato da mesi, quello del taglio del traguardo con un allungo, non riuscirò a realizzarlo. Accenno una specie di corsa che mi porta a superare la linea in 4:19:04 con un tempo reale di 4:17:41. Non nascondo che, nonostante il tempo sia alto rispetto a quanto mi proponevo, resto un po' sorpreso dal fatto di essere riuscito a completare la prova. La partecipazione ad una manifestazione di queste ti lascia il segno in ogni caso. Avrò tempo per rifarmi. Intanto sicuramente farò tesoro di quest'esperienza e conserverò queste sensazioni come bagaglio per tutte le altre gare che in futuro correrò. Questa è stata la prima maratona e sono sicuro che non sarà l'ultima. Nonostante abbia già corso tantissime volte la distanza andando su e giù per le montagne, mi sono reso conto della fatica che si deve affrontare in una maratona su strada. Per questo sicuramente possiede un fascino particolare che non può non colpire chi la pratica. Considero comunque positiva la mia esperienza perché correre in mezzo a tanta gente ed a tanti monumenti imponenti è qualcosa di fantastico e, comunque vadano le mie future gare, la prima volta non si scorda mai.


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